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Una delle più importanti cose che ho imparato dagli studi di Design è che tutto parte con un progetto e che è meglio che questo progetto parta lentamente.
Dopo centinaia di bozzetti su conti del ristorante e biglietti aerei arrivo finalmente a raccogliere le mie idee più importanti in questo disegno.
Con una grande faccia tosta mi faccio avanti e incontro Masakuni 3° in Giappone per proporgli la mia idea. Uso le foto di un prototipo che avevo realizzato precedentemente per illustrargli come vorrei migliorare i punti più importanti del futuro attrezzo. I prototipi purtroppo mi erano stati rubati mesi prima.
Ero quasi sicuro di essere respinto e quindi molto timidamente gli spiego le mie idee. Lui non parla tanto, ma mi chiede 2 cose: i miei disegni e qualche mese per cominciare ad elaborare un prototipo. Ecco il primo prototipo Masakuni nel quale ci siamo concentrati nel provare le leghe di acciaio migliori.
È difficile per me descrivere l’emozione che ho provato nel aprire l’attesissimo pacco di Masakuni con il primo vero prototipo dentro. Da quel giorno lontano non sono andato da nessuna parte senza il mio prototipo. Ogni occasione era buona per studiare come migliorarne ogni singolo centimetro.
Uno dei tanti disegni fatti durante una lunga sosta in un aereoporto. L’ergonomia diventa un chiodo fisso. Comincia a svilupparsi l’idea del martello, del flip e dell’uso sopra sotto.
Torno finalmente in Giappone e in una lunga fredda giornata di inverno, con Masakuni 3°, passiamo ore infinite a discutere ogni più piccolo particolare. Non sono momenti facili perché le difficoltà tecniche da sormontare sono tante e le incognite ancora di più.
In maniera magari poco giapponese attingo a piene mani dall’esposizione dei migliori attrezzi Masakuni per spiegare come riunire in un unico strumento decine di metodi di produzione e particolari contenuti in molti pezzi già esistenti.
Nel corso di un progetto così ambizioso è sempre importante tenere presente l’evoluzione del progetto in ogni particolare. Prima di fare il passo successivo si ripercorrono più volte i passi fino ad ora percorsi quindi tutti i prototipi e disegni vengono discussi e ridiscussi infinite volte. Gli scontri non mancano!
La posizione di ogni dito viene studiata scrupolosamente. Passo le giornate a osservare le mani dei miei studenti e come le diverse tipologie di mano impugnano attrezzi diversi, dito per dito.
Con l’aiuto del computer disegniamo tutti i prospetti del futuro ICHIBAN e non c’e’ viaggio in cui non parto con diverse stampate di questi progetti per poi apportarci sopra le nuove idee e modifiche. Il lavoro non termina mai perché una bella idea deve essere anche tecnicamente realizzabile.
Mi arrivano nuovi prototipi che sono realizzati tutti esclusivamente a mano a un paio di esperti artigiani Masakuni. Ogni prototipo necessita di 3 giorni di lavoro. L’impugnatura subisce diverse modifiche, prove e controprove e si raccolgono piccoli successi di prototipo in prototipo.
Per realizzare solo la punta di ICHIBAN abbiamo dovuto trovare dei macchinari unici e importarli a tempo di record in Giappone. Adesso le differenze si fanno da un millimetro con l’altro.
Pur essendo la parte più piccola di ICHIBAN il rivetto ha richiesto il lavoro più complesso. Solamente dopo decine di prove, un perfetto equilibrio tra le dimensioni e il tipo di lega utilizzato, ci ha permesso di trovare il rivetto che poteva permettervi di tagliare rami e filo di grossi diametri.
Anche tutti i dettagli estetici sono stati integrati nei rigidi criteri di funzionalità ed ergonomia di ICHIBAN. Sapevamo fin dall’inizio che un bel oggetto poteva essere utilizzato con maggior piacere e un attrezzo tecnicamente perfetto, poteva regalare le performance che si aspettano da un prodotto che mira all’eccellenza.
Tutti i materiali, anche la seta di rivestimento della scatola in legno è stato scelto tra diversi tipi di proposte e siamo caduti su un particolare tipo di seta giapponese molto pregiata su cui comunque era relativamente facile stampare.
Ho cominciato a lavorare sul design della scatola di legno già dopo aver ricevuto il primo prototipo. Il più grande artigiano di scatole di legno giapponesi è un amico di vecchia data di Masakuni 3° e siamo riusciti a convincerlo a creare la scatola di ICHIBAN rigorosamente anch’essa fatta a mano.
Sergio Tornaghi è uno dei migliori fotografi di still life in Italia e a lui ci siamo affidati per lo shooting del primo prototipo di ICHIBAN. Il suo attento studio di come le luci colpivano il corpo in metallo di ICHIBAN mi ha dato molte ispirazioni su come rifinire molti piccoli dettagli.
Prima pagina pubblicitaria con la foto di Sergio Tornaghi.

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In occasione del congresso mondiale di bonsai a Puerto Rico nel luglio del 2009 Masakuni 3° è volato dal Giappone per presentare al mondo ICHIBAN. Per me e per il mondo intero del bonsai è stata una grande emozione condividere questo momento con il grande artigiano che ha dedicato la sua vita agli attrezzi da bonsai.
Allo stand di ICHIBAN in Puerto Rico, questo nuovo attrezzo da bonsai è riuscito a superare tutti gli scetticismi ed è stato un grandissimo successo. Ogni scatola di ICHIBAN è stata per l’occasione autografata da Masakuni 3° in persona.
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